Lo svago: un itinerario

Pietro Bolognesi 22/07/25


1 Corinzi 10,31

Il mondo in cui viviamo non è più il mondo di cui abbiamo parlato ieri. Siamo partiti dal libro della Genesi e abbiamo cercato d’inquadrare il nostro tema nella cornice della Creazione di Dio. Il nostro mondo, tuttavia, non è il medesimo a causa della rottura dell’alleanza. Così, tutte le cose da Dio preparate perché l’uomo ne godesse sono state pervertite, fra queste anche lo svago. Oggi, proprio per cogliere come lo svago sia stato vissuto ed inteso diversamente rispetto a Genesi, vediamo questo tema nel corso della storia.

2.1. Il mondo greco attribuiva grande valore all’intrattenimento e lo considerava uno strumento tramite cui l’uomo potesse svilupparsi. Intrattenimento come aspetto della qualità della vita e che permetteva di manifestare le peculiarità spirituali ed intellettuali dell’uomo. Si può ad esempio pensare ai giochi panellenici, alla passeggiata, al teatro, alle feste,

2.2. Nel mondo romano, il piacere rientrare nell’otium, ossia quel dolce “far niente” tipico del mondo aristocratico (letture, bere, gioco, spettacoli, circo, …). C’era il iudus, cioè lo svago, il passatempo, e lo iocus, cioè lo scherzo o la burla.

2.3. I primi autori cristiani polemizzavano molto con le correnti della religione (gnosticismo, manicheismo) che avevano difficoltà con il racconto della Creazione. Questo tema è sempre una carta al tornasole per individuare le prospettive dualiste. Si trattava di comprendere il male come di un principio altrettanto originario a quello di Dio. Così, quando i primi cristiani guardavano a queste correnti e percepivano il senso della salvezza come distacco dal mondo materiale, combattevano contro questa comprensione. Ci sono dei registri diversi nelle cose che faccio?

2.4. Durante il Medioevo, i giorni di festa ammontavano a circa 1/3 dell’anno solare. Lo svago veniva in qualche modo sottovalutato in quanto, nella visione del Medioevo, presupponeva l’idea di piacere. Ora, siccome questa non rientrava nelle categorie del cristianesimo cattolico, ecco che lo si svalutava. La chiesa cattolica tendeva a disapprovare l’attività ludica e, di fatti, il monachesimo si è ampiamente sviluppato. Le virtù, tra cui il coraggio, ad esempio, eranosempre comprese come vie mediane tra l’eccesso e il difetto. La tendenza medievale è quella di misurare ciò che è giusto secondo la misura dell’uomo.

2.6. Nel Rinascimento, lo svago è considerato in maniera più positiva, l’uomo è al centro dell’universo e tutte le attività ricreative acquistano una nuova rilevanza (teatro, caccia, commedia, calcio, scacchi, giochi d’azzardo, ecc…). Lo svago, tuttavia, pur esaltato, rimane compreso in funzione del lavoro: ci si può svagare perché così poi si può lavorare.

2.7. Ai tempi della Riforma, Lutero scrive: “Il sesto segno di un buon predicatore è sapere quando fermarsi”. Per Lutero la convivialità era molto importante, come sappiamo. Lui risottolinea questa dimensione non più nell’ottica della moderazione o nel controllo della ratio, ma piuttosto nella cornice della liberazione tramite la grazia.

A Ginevra ci si preoccupa che il gioco non vada al di là di certi limiti. Calvino giocava alle Chiavi e al Palet. Erano giochi del tempo che, malgrado un’attività intensa, persino lui li praticava. Quel che veniva proibito a Ginevra era il gioco d’azzardo, non quindi il gioco in sé. Teodoro di Bez, spesso considerato un riformatore eccessivamente rigido, scrisse un’opera teatrale su Abramo che era concepita per una rappresentazione fuori dalla chiesa. Un puritano come Baxter considerava lo sport e la ricreazione come un dovere. Così, l’attività fisica verrebbe letta forse in modo un po’ strumentale rispetto al beneficio che ne comporta, in modo quindi un po’ ridotto rispetto all’ampiezza della redenzione.

2.8. Durante l’Illuminismo, lo svago era considerato sulla base della sua utilità. L’intrattenimento viene svincolato dal suo fondo religioso e quindi anche da una possibile etica della Creazione.

2.9. Nella Modernità, lo svago ha assunto un’importanza molto più ampia, discostandosi ancor di più dalla Creazione. Lo svago è un esercizio autonomo ed indipendente da parte dell’uomo oppure non è vero svago. Il riferimento alla dimensione religiosa che ha nutrito lo svago e le feste nel tempo, ora è assente.

2.10. Pietismo. Vi sono poi ambienti in cui le idee di sofferenza a causa del peccato e di gioia e contentezza sono completamente staccate. Solo la dimensione del benessere intimo conta. Una visione austera del mondo che comporta un distacco. Questa breve rassegna vuol dare un’idea delle varianti rispetto a ieri. La questione che ora poniamo è effettivamente la capacità della teologia o dell’etica di fornire una risposta a queste tendenze. I cristiani di oggi sono stati in gran parte lasciati teologicamente impreparati per affrontare il fenomeno dello svago.

In termini generali, però, le distorsioni dell’idea di svago che abbiamo osservato, non andrebbero combattute in termini moralistici. Ritirarsi in un mondo intimo non serve. Tutto quel che sembra non essere controllato dalla chiesa è guardato con diffidenza e sospetto. Tale approccio non è vincente. Piuttosto, lo scopo è quello di recuperare una visione biblica dello svago all’interno di una sufficiente comprensione della Redenzione di Gesù Cristo: 2 Corinzi 5,19 (cfr. 1 Tm. 6,17: la nostra educazione spesso ci porta a contrarre subito l’estensione di questo godimento). Dio è ricco di benedizioni nei nostri confronti, anche nelle cose piccole come il cibo, le feste, ec…, sono doni di Dio per noi. Quel che fa la differenza è il modo in cui ne possiamo usufruire, recuperando la dottrina della Creazione.